Fai bei sogni

Ispirato all’omonimo romanzo di Massimo Gramellini, offre diversi spunti sul tema della relazione madre figlio. In particolare possiamo chiederci cosa accade quando una mamma non riesce più a rispondere ai bisogni di cura e affetto del proprio bambino? Questo può accadere per svariati motivi, una malattia fisica, psichica o come in questo caso, la morte stessa. 

 “Fai bei sogni”, sussurra la mamma ogni sera mettendo a dormire il suo adorato Massimo. La mattina del 31 dicembre 1969 però, il bimbo si sveglia e trova il padre nel corridoio sorretto da due uomini: sua madre è morta. Una tragedia incomprensibile per un bambino di 9 anni, a cui nessuno spiega cosa sia successo davvero.

Per reazione, crescendo Massimo annulla la sua capacità di amare e si crea una corazza di indifferenza. Lo ritroviamo adulto (interpretato da Valerio Mastandrea), affermato giornalista per un importante quotidiano nazionale, inviato di guerra a Sarajevo.

Rientrato dalla Bosnia, inizia a "risvegliarsi" e ad affrontare il suo "dolore primario" attraverso una serie di circostanze messe in moto dall'incontro con Elisa (che ha il volto di Bérénice Bejo). La sua vicinanza aiuterà Massimo a far luce sulla sua infanzia sul suo passato, fino alla scoperta finale, vero colpo di scena da non svelare - anche se chi ha letto il libro sa già di cosa si tratta.

Il regista Bellocchio chiude i conti con i suoi demoni interni ispirandosi al romanzo. Affronta in questo modo l’esigenza di esorcizzare il trauma della perdita della mamma, scomparsa quando lui era bambino e cerca di riconciliarsi con quell’evento che ha gravato a lungo sulla sua vita.  

Se il libro, costruito sull’io narrante, gioca con coerenza il personaggio in una chiave di autoironia intesa ad alleggerire il dramma, il Massimo sullo schermo, nonostante la scarnificata interpretazione del bravo Valerio Mastandrea, trova solo a tratti un convincente centro emozionale. Ma parliamo comunque di un film firmato, intenso, formalmente impeccabile, insomma da vedere. 

La sua narrazione cinematografica non è semplicemente un film ma è l'analisi di un rapporto interpersonale tra madre e figlio che ne approfondisce l'aspetto psicologico e intimo, tra passato e presente. Per tutta la durata della pellicola, assistiamo a continui flashback e rimandi al presente della vita di Massimo e di come la sua vita cambiò radicalmente quando all'età di 9 anni perse la madre. Il loro rapporto era appena sbocciato, data la tenera età del protagonista, e non è mai stato limpido e sereno, tanto che questo status d'insofferenza e incapacità di liberarsi di un dramma così forte farà da "pesante croce" alla vita successiva del protagonista.

Anche dopo 40 anni la perdita si fa ancora sentire e per Massimo condurre una vita serena e normale non è per niente facile: all'indomani del trasloco della casa in cui era cresciuto, ogni ricordo torna a vivere e da qui il film si sviluppa.

Il cineasta italiano, con la sua sensibilità, indaga sia la psicologia di una persona rimasta orfana in giovane età, sia il rapporto mancato tra le parti. Come si sarebbe sviluppato il rapporto se non ci fosse stata la perdita? Nasce così nei personaggi, in primis Massimo, un senso di rabbia e frustrazione per ciò che non ha potuto vivere.

I toni di Fai bei sogni sono principalmente cupi e tristi, e non poteva essere altrimenti, ma Bellocchio riesce anche a regalare momenti più leggeri e spensierati, spesso grazie a brani musicali pop e rock del periodo, sia nel passato che nel presente della storia, rendendo il tutto ancora più veritieri ed emozionante perchè la vita è fatta d'entrambe le cose.

Accompagna l’intera pellicola il tema del “non detto”, Massimo si scontra fin da bambino con un muro di bugie e verità parziali sui motivi e sulla dinamica della morte della madre. Crescendo questo segreto si insinua in ogni fase della sua vita, creando malessere e insoddisfazione, finché ormai adulto, l’uomo non riuscirà a scoprire la verità sulla sua storia e quindi su di sé. Fai bei sogni è un film che ci riguarda direttamente, è la storia di un uomo che per trovare se stesso deve guardarsi indietro e ridare un senso agli avvenimenti che l’hanno segnato fin da bambino. 

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